Era il 1999 quando, a seguito di forti crisi finanziarie internazionali, i 19 paesi più industrializzati del mondo decidono di riunirsi in un forum al fine di discutere di economia mondiale e cercare soluzioni tese ad una maggiore stabilità sia produttiva che monetaria. Da allora, ogni anno, ministri delle finanze e governatori di banche centrali, danno vita a quello che viene comunemente chiamato il G20.
Dopo l’esperienza tedesca della scorsa estate, quest’anno come sede della tavola rotonda è stata scelta niente meno che l’Argentina e precisamente la sua Capitale, Buenos Aires, regione che non più di 10 anni fa ha affrontato una delle crisi finanziarie forse più gravi della sua storia. La data di inizio dei lavori del G20 è fissata per il 30 novembre 2018, gli argomenti in lista sono molteplici ed interessanti a cominciare da quello che potremmo definire uno dei temi principi dell’economia virtuale di questa epoca: le criptovalute.
Bitcoin, blockchain, criptocurrencies, sono tutti grani dello stesso rosario su cui, soprattutto l’Unione Europea, vuole vederci chiaro e quale evento se non il G20 può meglio prestarsi ad un simile approfondimento? Il dibattito internazionale sulle criptovalute è sotto gli occhi di tutti, tra chi le acclama e chi le rifiuta, il gioco delle parti è più vivo che mai. La domanda che tutti si pongono, dagli esperti di settore ai semplici “curiosi”, fa più o meno così: le criptovalute sono da considerarsi una risorsa o una minaccia? Costituiscono un’opportunità o al contrario un rischio?
Se ne è parlato durante una recente tavola rotonda a Bruxelles a cui ha partecipato anche il vicepresidente della Commissione UE all’euro Valdis Dombrovskis che, nell’occasione, ha approfittato per ribadire la necessità di portare il dibattito proprio al G20: “Le valute virtuali possono essere oggetto di forti speculazioni, esponendo consumatori a grossi rischi, inclusa la perdita degli investimenti. Per questo le allerta ai consumatori devono essere chiare e frequenti”.
L’Unione Europea crede nelle criptovalute e nella sua tecnologia ed è fermamente convinta delle possibili ricadute positive su settori industriali ed economici, d’altro canto però non può far a meno di considerare anche i rischi provenienti dall’utilizzo delle stesse: “Dobbiamo vedere come le criptovalute sono trattate dagli attuali regolamenti europei e valutare la situazione. “La Commissione europea continuerà a monitorare questi mercati con altri stakeholders al livello Ue e internazionale. Siamo pronti ad intraprendere un’azione basata su una valutazione del rischio e opportunità, e seguendo le discussioni internazionali decideremo come procedere rispetto alla tavola rotonda di oggi” – questa la chiosa del vicepresidente Dombrovskis. Parlando di regole dunque, non è possibile non considerare il G20 di Buenos Aires come un’occasione unica per definire paletti, regolamentazioni e per rendersi conto da quale parte sta andando il mondo parlando di Bitcoin. Per comprendere la portata del discorso, basti pensare che appena il mese scorso, durante la presentazione ufficiale dell’Osservatorio e del Forum dell’UE sulle criptovalute, sono stati annunciati investimenti in progetti blockchain per 340 milioni di euro nel biennio 2019-2020.
E mentre si parla dell’approdo dei Bitcoin al G20, il Sud America inizia ad attivarsi con le proprie criptovalute. In Venezuela infatti, è stata avviata in questi giorni la prevendita del petro, la prima criptovaluta di Stato, annunciata lo scorso novembre dal presidente Maduro. L’entrata in vigore del petro è tesa a contrastare la potente inflazione dello stato sudamericano, giunta a seguito delle sanzioni decise da Europa e Stati Uniti per il Paese. La criptomoneta non sostituirà il bolivar ma è stata pensata per l’acquisto di beni e servizi nell’ottica di contrasto alla “tirannia del dollaro”. Una grande novità di questa valuta è che si tratta della prima criptovaluta ad essere garantita, grazie alle grandi riserve petrolifere venezuelane, di oro, benzina e diamanti.
Su tutte queste importanti novità è intervenuto anche Giampaolo Lo Conte, trader e businessman di successo che ha perso l’occasione di frequentare le tavole rotonde del G20 in Argentina. Lo Conte ha da sempre creduto alla forza delle criptovalute, ha infatti investito molto nella tecnologia digitale e porta la sua esperienza nel mondo degli affari ogni qual volta se ne ha occasione. Intervistato di recente da un blog dedicato al mondo delle criptovalute, Giampaolo Lo Conte si è così espresso sul potenziale delle monete virtuali: “Credo che le criptovalute possano davvero diventare uno strumento finanziario dei Governi. Basti pensare all’esperienza che sta portando avanti il Venezuela, uno Stato attualmente colpito da una profonda crisi economica “iperinflazionistica”. I dati parlano di ben 5 miliardi raccolti dalle emissioni del Petro (la criptovaluta sviluppata dal Governo del Venezuela, ndr), non sappiamo se corrisponda alla realtà o meno ma se lo fosse, beh, siamo di fronte ad un qualcosa da ricordare.”