Mentre l’Europa si prepara a riconoscere a tutto tondo le criptovalute attraverso la Direttiva Ue 2018/843, la BRI, la Banca dei regolamenti internazionali, sembra andare in controtendenza, manifestando tutta la propria insofferenza nei riguardi di bitcoins e sorelle nella pubblicazione di un rapporto ufficiale di ben 24 pagine. Ne parliamo con Giampaolo Lo Conte, importante trader ed imprenditore italiano da sempre molto attento al mondo delle criptovalute ed agli investimenti ad esse correlati.
Il mondo delle criptovalute si prepara ad essere rivoluzionato dall’arrivo di una Direttiva europea che sancisce il riconoscimento delle monete virtuali all’interno degli Stati membri. Il Giappone si appresta dunque a non essere più l’unico Paese al mondo a riconoscere il valore “legale” delle criptovalute proprio grazie all’intervento del Parlamento Europeo che “costringerà” l’Europa ad adottare la Direttiva UE 2018/843 entro il 10 gennaio 2020. Entro tale data dunque, le monete digitali saranno riconosciute come entità aventi corso elettronico, vengono infatti definite come rappresentazione di valore digitale utilizzate sia da persone sia giuridiche (società) che fisiche (normali cittadini) che le considerano a tutti gli effetti un mezzo di scambio. Estratto della Direttiva: “le monete digitali sono una rappresentazione di valore digitale che non è emessa o garantita da una banca centrale o da un ente pubblico, non è necessariamente legata a una valuta legalmente istituita, non possiede lo status giuridico di valuta o moneta”.
A fronte di questa che sembra decisamente un’apertura totale nei riguardi delle monete digitali in ambito europeo, le banche si stanno muovendo in direzione opposta. La BRI infatti, la Banca dei regolamenti internazionali, la più antica istituzione finanziaria internazionale, ha diramato e pubblicato sul sito ufficiale un documento di 24 pagine attraverso il quale attacca le criptovalute, dichiarandogli ufficialmente “guerra”.
La mossa della BRI ha ovviamente un peso specifico non indifferente, se consideriamo che al “tavolo” dei grandi siedono le più alte cariche internazionali d’Europa dal presidente Jens Weidmann, al presidente della Bce Mario Draghi fino al presidente della Fed di New York William Dudley.
Cosa dice il documento BRI
All’interno del documento la “banca delle banche” mette in guardia gli utenti dall’instabilità delle valute virtuali definendole inaffidabili rispetto alle monete tradizionali e soprattutto “pericolose” sia per internet che per l’ambiente. Secondo il rapporto, le criptomonete rischierebbero di mandare in tilt l’intero sistema della rete: se ipoteticamente tutte le persone usassero una criptovaluta, la dimensione della blockchain – il libro mastro elettronico ove vengono registrate tutte le transazioni- si gonfierebbe talmente tanto da andare ben oltre la capacità di memoria tipica dei devices come pc o smartphone, creando un vero e proprio blocco di internet. Oltre all’archiviazione il problema che si potrebbe verificare è relativo proprio all’elaborazione dei dati, gestibili, nel caso di un’adozione completa delle monete virtuali, solo da supercomputer.
Estratto del documento: “I volumi di comunicazione associati potrebbero bloccare l’accesso a Internet”.
Con queste parole, il rapporto vuole mettere in risalto l’inefficienza e l’inutilità delle monete virtuali che, a conti fatti, non potrebbero essere utilizzate ad esempio, per transazioni “quotidiane” e di piccolo importo. Inoltre, un’altra problematica individuata dalla BRI risiede nell’eccessivo consumo di energia elettrica (per produrre criptovalute sono necessari potenti calcoli informatici) che rischia di minacciare l’ambiente basti pensare che, attualmente il consumo di elettricità totale utilizzata per l’estrazione dei bitcoin equivale a quella di un’economia di medie dimensioni come la Svizzera. Estratto del documento: “Le banche centrali ben governate hanno successo nello stabilizzare il valore delle loro valute adeguando l’offerta con la domanda. Questo è in contrasto con le criptovalute, dove generare fiducia nel valore richiede che l’offerta sia pre-determinata da un protocollo. E questo vuol dire che le valutazioni delle criptovalute sono estremamente volatili. L’instabilità è difficile sia superata da protocolli migliori o da ingegneria finanziaria”.
Come anticipato in apertura articolo, per analizzare la situazione abbiamo contattato Giampaolo Lo Conte, noto trader internazionale con una grande preparazione in fatto di Bitcoins.
D. Buonasera Giampaolo, cosa ne pensa della Direttiva europea che sembra finalmente dare “fiducia” alle criptovalute?
R. La Direttiva europea rappresenta un grandissimo passo in avanti verso il futuro delle monete virtuali. Monitoravo già da tempo questa decisione del Parlamento Europeo e finalmente il momento è arrivato. Riconoscere le crypto come mezzo di scambio al pari delle valute sovrane ritengo fosse un passo non solo inevitabile ma necessario. Staremo a vedere cosa accadrà…
D. Come si sente di rispondere alla BRI invece?
R. Nutro un grande rispetto per quella che è un’istituzione internazionale di grande valore e tradizione ma non posso certamente evitare di schierarmi contro il rapporto pubblicato. Ignorare e demonizzare le monete virtuali significa non cogliere una grande opportunità; significa chiudersi di fronte ad una delle tecnologie più importanti degli ultimi anni, la blockchain; significa dare un grosso stop al processo di digitalizzazione del mondo intero. Si parla molto di consumi elettrici e danni per l’ambiente, quando è risaputo che stanno nascendo moltissime soluzioni in chiave green. Si parla di rete in tilt, quando quotidianamente c’è chi offre la propria competenza alla ricerca e alla massimizzazione delle prestazioni. Mi auguro vivamente che questo documento non “convinca” le banche a chiudere, ancora una volta, gli occhi sul futuro.
D. Sappiamo che Giampaolo Lo Conte è un grande sponsor dell’innovazione ed è sempre in cerca di nuovi progetti. Qualcosa di nuovo in vista?
R. Nelle prossime stagioni mi aspettano degli appuntamenti importanti per definire progetti d’impresa in Europa e negli Stati Uniti. Sono progetti in materia di new economy che prevedono il coinvolgimenti di investitori nel campo dell’economia digitale.
ROMA, 31 LUGLIO 2018